Programma Politico

Riforma Amministrativa

Db unico della pubblica amministrazione che coinvolga Comuni, Provincie, Regioni, Scuole, Ospedali, Tribunali di ogni ordine e grado.

La maggior parte delle praticeh deve svolgersi, su imput del cittadino, a totale carico della pubblica amministrazione. Non sarà più il cittadino a dover produrre la propria documentazione per ogni pratica possibile e immaginabile, ma dovrà essere la PA a passarsi al suo interno le informazioni, sgravando il cittadino da file e lungaggini assurde.

Ogni cittadino avrà una sua scheda personale, con accesso riservato e livelli crescenti di sicurezza, nella quale confluiranno tutti documenti importanti della sua storia con la pubblica amministrazione. Con la sua scheda personale potrà stampare, direttamente da casa, cartelle mediche, posizione previdenziale, certificati scolastici, stato di famiglia, posizione tributaria, ecc.

Una volta pianificata la digitalizzazione totale di tutte le informazioni (alla quale parteciperanno tutti i dipendenti della PA, altro che attacchi gratuiti alla Brunetta, ma organizzazione seria delle attività e tempi certi per il raggiungimento degli obiettivi) si raggiungeranno velocemente alcuni obbiettivi fondamentali: riduzione radicale della carta circolante, fine delle file, tempi certi per l’ottenimento della documentazione, parità di trattamento per tutti i cittadini, fine dell’arbitrio di alcune amministrazioni verso i cittadini.

L’esistenza di un DB unico consentirà di ridurre, quasi sicuramente, una serie di documenti inutili che saranno sostituiti da controlli incrociati tra i vari uffici che assicureranno la legittimità, l’autenticità e la certezza del trattamento per tutti i cittadini.

Ovviamente la scheda sarà estesa anche alle imprese, che la utilizzeranno per ottenere, velocemente, tutte le autorizzazioni di cui hanno bisogno. Andiamo oltre il concetto di silenzio assenso, le autorizzazioni si utilizzeranno direttamente online in presenza di un diritto conclamato, e con tempi certi e dimezzati in caso di attività autorizzative da parte della PA.

La scheda sarà l’ancora sulla quale si fonderà un controllo più stretto su imprese e soggetti che hanno rapporti con la PA. Sarà facilissimo incrociare i dati e bloccare l’accesso di mafiosi, imprese inefficienti, imprese coinvolte in truffe, malversazioni e quant’altro alla pubblica amministrazione.

Infine, costruendo indicatori di un certo tipo, sarà possibile effettuare velocemente controlli di efficienza, legalità e trasparenza.

Le amministrazioni pubbliche, ministreri, ospedali, università, enti e aziende partecipate, devono essere sottratte al controllo politico. La nomina degli amministratori dev’esser fatta su base europea e in base al puro merito accademico, di ricerca, di efficienza ed efficacia, al pari di quanto accade in qualunque azienda privata.

Devono essere nominate commissioni indipendenti e terze ed essere valutati in maniera scientifica i meriti e i risultati di ciascun amministratore. Come in Francia ed in altri paesi d’Europa, devono essere potenziate scuole della pubblica amministrazione che formino gli amministratori di ogni ordine e grado. Allo Stato deve essere solo riservato il compito di controllare l’efficienza e l’efficacia di un amministrazione, l’erogazione dei fondi e la definizione delle finalità e delle amministrazioni stesse.

Riforma Fiscale

Per i cittadini

Raggiungere l’abbassamento delle tasse partendo dai cittadini più poveri. Soprattutto creando dei circoli virtuosi e seri per l’eliminazione dell’evasione.

Partire da una minima riduzione su tutti i redditi e parallelamente consentire a quelli sotto una certa soglia di scaricare sostanzialmente tutte le spese sostenute nell’arco della vita sotto una soglia tale da lasciare ai soggetti almeno 300/500 in tasca al mese.

I soldi che si perderebbero da un lato si recupererebbero direttamente dall’altro… perché i cittadini imporrebbero la fattura per tutte le prestazioni e se solo si riuscisse a recuperare un 50% dell’evasione si otterrebbe una finanziaria in più all’anno.

Col tempo si potrebbe valutare qual è il gettito maggiore ottenuto e quale la ulteriore riduzione delle tasse da applicare, come sempre, in maniera progressiva a partire dalle fasce più deboli.

Per le aziende

Eliminazione dell’IRAP e creazione, anche per le aziende di una tassazione progressiva via via più ridotta al ridursi degli utili.

Lo stato non deve considerarsi debitore nei confronti delle imprese. Deve farlo solo nei confronti di quelle che perseguono interessi generali e che generano valore per la società.

Per questo motivo si sgraveranno fiscalmente le aziende che assumono, quelle che fanno ricerca, quelle che non inquinano, quelle che mettono in atto politiche di aggregazione e di scala che portino all’internazionalizzazione.

Parallelamente si tasseranno maggiormente le banche che non fanno prestiti alle piccole imprese per la crescita e per il consolidamento delle attività, per le assunzioni e per la ricerca. Mentre si tasseranno maggiormente quelle che fanno prestiti per grandi gruppi con finalità di speculazione.

Più in generale si tasseranno maggiormente i redditi ottenuti con investimenti speculativi e meno quelli indirizzati alla crescita produttiva delle imprese.

In assoluto, la tassazione delle rendite finanziarie non potrà mai essere inferiore a quella sostenuta dai redditi da lavoro.

Liberazione della società

Abolizione totale di qualunque ordine professionale e divieto assoluto di fondazione. I professionisti potranno riunirsi in associazione purché l’appartenenza sia fatta su base volontaria e non comporti l’obbligo di versamento di denaro.

Accesso alla professione lasciato ad una commissione unica nazionale centrale che decide quali e quanti esami universitari è necessario sostenere per accedere alla professione stessa. Conseguiti tali esami il soggetto si considera perfettamente in grado di svolgere la professione.

Nessun neolaureato potrà essere assunto come tirocinante a titolo gratuito. Lo svolgimento di attività lavorativa a titolo gratuito sarà sanzionato per legge (compreso lo stage).

Gli atti notarili saranno aboliti. I patti stipulati tra due cittadini o tra questi e la pubblica amministrazione avranno valore di per se una volta identificati i contraenti ad opera della pubblica amministrazione di qualunque ordine e grado. L’informatizzazione del profilo del cittadino e la sua riconoscibilità tramite firma elettronica renderanno completamente inutile il ricorso al notaio.

La professione giornalistica sarà libera e l’ordine professionale corrispondente abolito. La fondazione di un quotidiano, rivista, periodico, blog e quant’altro saranno liberi. Ogni cittadino avrà la libertà di diffondere la propria opinione nel mercato delle idee, purché se ne assuma piena e trasparente responsabilità.

Liberazione delle società

Da tempo si denuncia l’insostenibile situazione di intrecci personali e societari nella gestione delle imprese. Da tempo ciascun cittadino conosce la difficoltà di accedere verticalmente alle posizioni di vertice aziendale senza avere contatti, appoggi, conoscenze.

Oggi in Italia un pugno di persone controlla tutto il grande capitalismo italiano, controlla contemporaneamente produttori, fornitori e soci, partecipate, partecipazioni, pacchetti azionari e consigli di amministrazione.

Questa mistura malefica, che ha paralizzato il mondo produttivo, rendendolo provinciale e chiuso, che ha fatto lievitare i costi di tutti i servizi, che ha consentito a pochi uomini di avere un rapporto privilegiato con la politica e il potere dovrà essere tassativamente vietato. Le persone che siedono in un consiglio di amministrazione non potranno essere contemporaneamente in altri consigli, patti di sindacato, board di banche, assicurazioni e istituti di credito. Ciascuno di loro potrà avere un solo ed esclusivo incarico e non potrà svolgere attività in altre società né in proprio né tramite società ad essi controllate.

Il titolare di un pacchetto azionario minoritario o di controllo di una società non potrà sedere in nessun consiglio di amministrazione di altra società, del proprio o di altro settore commerciale, né in Italia né all’estero.

Liberazione dell’energia

La politica energetica deve dirigersi verso una società di risparmiatori e di produttori… veri!

Il cittadino, o associazione di cittadini, che con mezzi propri riesca a coprire il fabbisogno personale di energia, lavorando tanto al risparmi energetico quanto alla produzione di energia con mezzi puliti non dovrà pagare l’energia, ma solo la parte di energia che sarà costretto ad assorbire nel caso di picchi negativi.

Tutta l’energia eccedente che dovesse immettere in rete gli dovrà esser pagata a prezzo di mercato.

Il cittadino sarà tenuto esclusivamente a contribuire alle spese di manutenzione della rete elettrica al soggetto gestore.

L’allacciamento alla rete e il calcolo del bilancio energetico di ciascun cittadino sarà controllato da un soggetto terzo che garantisca l’equità di trattamento e l’abbattimento di qualunque barriera allo sviluppo di una politica energetica libera e democratica.

Il meccanismo del CIP6 verrà reindirizzato al finanziamento delle fonti realmante rinnovabili. Non ne godranno, pertanto, le aziende che producono energia con gli scarti della lavorazione del petrolio, o di fonti non rinnovabili.

Il finanziamento dovrà essere indirizzato ai cittadini per l’ammortamento delle spese di implementazione di sistemi di generazione di energia pulita, alle società che producono energia da fonti rinnovabili, a quelle che fanno parte della filiera di approvvigionamento di tali fonti (biomasse, biocarburanti) a quelle che mettono in atto politiche di risparmio energetico tale da contribuire fattivamente al risparmio energetico nazionale complessivo, a quelle che fanno ricerca di nuove fonti energetiche.

Sarà bloccato qualunque programma di sviluppo nucleare, perché non si possono costringere milioni di anni di storia umana a convivere con il problema delle scorie. Si darà fiducia solo a programmi di sviluppo della fusione nucleare in linea con quanto si sta già sperimentando negli specifici programmi europei.

Liberazione dei media

Le storture drammatiche nel mondo dell’informazione hanno devastato la nazione da due punti di vista entrambi egualmente gravissimi.

Da un lato ha dato un potere incontrastato ad un solo uomo al comando, prosciugando qualunque voce di dissenso e ridicolizzando il sistema dell’informazione.

Dall’altro ha incatenato le voci dell’informazione che in questi anni non si sono accorti delle peggiori porcate, tutte segnalate a disastro avvenuto. La concentrazione delle proprietà dei quotidiani in poche mani ha reso impossibile segnalare e denunciare per tempo i crac finanziari, le lobby al lavoro, le leggi vergogna.

Eppure basterebbe applicare il buon senso. Abolizione immediata del SIC con calcolo delle posizioni dominanti per ciascun media omogeneo, divieto assoluto di controllo incrociato su media di differente natura. Le proprietà di un media impediranno immediatamente il possesso di un media di altra natura e parallelamente, la concentrazione di potere in un media non potrà mai essere superiore al 20% dei ricavi (pubblicitari e non). Non possiamo continuare a discutere sulle 2, 3, 1 rete… parliamo di concetrazione e basta: superato il limite scatta la tagliola.

Stesso discorso va fatto per il controllo di un singolo media. La leva fiscale dovrà essere utilizzata per consentire un azionariato diffuso e la costituzione di cooperative che possano acquistare quote significative dei mezzi di informazione e di comunicazione. Contemporaneamente si dovranno adottare misure volte ad impedire che un singolo soggetto controlli più di una certa quota di un mezzo di comunicazione.

Liberazione delle istituzioni

Le istituzioni repubblicane non possono essere stravolte ad uso e consumo di pochi. Eppure la soluzione è semplice e immediata.

Spostare il potere verso i cittadini, coinvolgerli nel governo della cosa pubblica, come controllori e come decisori, è il prerequisito per determinare una reale democrazia partecipativa.

Ragionare per una regionalizzazione del Senato e per una riduzione dei Deputati è un buon punto di partenza. Così come dev’esserlo anche la specializzazione delle due camere affinchè legiferino ciascuna per materie differenti senza l’attuale, continuo, rimpallo di responsabilità.

Eppure lo snellimento della rappresentanza passa anche dalla democratizzazione di tutto l’arco della rappresentanza stessa. La legge deve favorire alcuni punti fondamentali:

  • la creazione di un meccanismo di primarie serio, giuridicamente ordinato e controllato nel suo svolgimento democratico
  • la reintroduzione del voto di preferenza
  • il controllo, costituzionalmente previsto, della democrazia interna del partito per lo meno nelle sue componenti fondamentali, ossia la stesura degli statuti e la loro approvazione, l’elezione dei propri ordini dirigenti, partiti senza questi requisiti devono essere allontanati dall’arco parlamentare, o per lo meno, privati del finanziamento dello stato

Allo stesso modo devono essere innalzati i livelli previsti dall’attuale legge elettorale per ottenere la maggioranza in uno dei due rami del parlamento. Il 25% era la precisa percentuale della legge Acerbo, e sappiamo tutti che portò al fascismo.

Le istituzioni devono dotarsi anche di meccanismi di ricambio naturale. Un parlamentare non deve avere altre cariche in altre amministrazioni pubbliche di ogni ordine e grado (governo e magistratura in primis). La loro nomina deve avvenire solo dopo che sono state date le dimissioni dalla carica precedente. In caso contrario non deve essere consentito nemmeno l’accesso ai bagni di Montecitorio.

Allo stesso modo deve essere posta, finalmente un’incompatibilità della carica con le nomine a funzioni dirigenziali o meno all’interno della pubblica amministrazione, delle controllate statali o di qualunque altro ente afferente a qualunque titolo allo Stato.

Stesso dicasi per l’incompatibilità con cariche in società concessionarie dello Stato o fornitrici di prodotti e servizi. In quest’ultimo caso deve essere previsto un controllo sulla quota azionaria del soggetto, di familiari o di eventuali prestanome che dovrà essere congelata, venduta o data in amministrazione a soggetti terzi per tutta la durata del mandato. La verifica di queste incompatibilità dev’essere prerequisito per l’accesso alla funzione.

Un soggetto che abbia terminato il suo mandato in parlamento conserverà l’incompatibilità con altre norme amministrative per il resto della vita.

La carica di parlamentare dev’essere a tempo, per fare spazio a soggetti sempre giovani e provenienti dalla società civile. Un parlamentare non potrà esercitare per più di due mandati (consecutivi o meno) considerati complessivamente su entrambi i rami del parlamento.

I privilegi dei parlamentari devono essere eliminati, senza, però, toccare gli stipendi. Come gli altri devono pagare il treno, il cinema, la casa e quant’altro.

Gli stipendi però, devono rimanere intatti, perché, una volta ridotto il numero e stabilite le incompatibilità, il parlamentare deve essere a servizio della collettività e lavorare alacremente per essa: sarà la valutazione dell’efficienza e dell’efficacia del parlamentare a giustificarne lo stipendio.

Dovranno essere modificati gli statuti delle due camere affinché il Parlamento diventi un grande centro studi nei quali i problemi della collettività si anticipino e non si seguano. Un grande centro studi che analizzi con cura i problemi della società e che sia dotato dei dati e delle analisi necessarie per intervenire e prevenire i fenomeni della stessa. Lo stato dovrà farsi carico della formazione dei parlamentari una volta stabilito il loro grado di preparazione rispetto alla materia che gli è stata affidata in commissione parlamentare. Allo stesso tempo il parlamentare dovrà lavorare un numero congruo di giorni a settimana per rendere celere l’ideazione, la stesura e la promulgazione delle leggi.

Lavori pubblici

Eliminazione del meccanismo del massimo ribasso. Creazione di un sistema statistico (nazionale) che indichi qual è il prezzo medio razionale per lo svolgimento di un lavoro o di un’attività. Il sistema si occuperà anche di stabilire qual è la durata di vita normale di un’opera pubblica.

I lavori verranno pagati tutti completamente alla fine del lavoro. La cifra corrisposta dovrà essere sufficiente allo svolgimento complessivo dei lavori.

Allo svolgimento dei lavori sarà legato un sistema di penali tale per cui i ritardi imputabili alle inadempienze della ditta verranno fatte scontare direttamente alla ditta stessa. Allo stesso tempo se un’opera si deteriorasse eccessivamente prima della scadenza del suo tempo normale di vita la ditta sarebbe costretta a ripetere i lavori e a rimetterli in sicurezza.

Il mancato rispetto di una delle clausole contenute nel contratto di fornitura comporterà l’esclusione in perpetuo del soggetto titolare dell’azienda, o della maggioranza azionaria della stessa, da qualunque altro lavoro pubblico in tutto il territorio nazionale.

Qualunque azienda che partecipi ad una gara pubblica verrà sottoposta a controlli che evitino che i soggetti esclusi possano rientrare ad accedere ai lavori, al pari di quanto accade per la normativa antimafia.

Verrà tassativamente vietato il subappalto.

Un Europa sociale

L’ideologia neoliberale che ha guidato negli ultimi anni l’Europa non può e non deve essere l’unica anima del continente. Il rischio è la perdita di controllo della politica economica e l’allontanarsi delle istituzioni europee dai cittadini.

L’obiettivo dev’essere un’armonizzazione al rialzo delle politiche sociali europee. Far parte dell’Europa deve voler dire stipendi armonici e indicizzati al costo della vita, strumenti comuni di protezione sociale e di tutela dell’infanzia e della vecchiaia, trattamenti pensionistici simili e assimilabili, armonizzazione delle politiche fiscali a partire da quelle migliori per assicurare i livelli di assistenza.

L’armonizzazione delle politiche sociali deve essere un obiettivo da perseguire a livello globale e deve fondare la circolazione delle merci. Dovranno essere importati solo ed esclusivamente merci prodotte da lavoratori ai quali sia stato corrisposto uno stipendio in linea con il costo della vita del paese in cui vivono, con orari di lavoro identici a quelli previsti in Europa, con trattamento sanitario, pensionistico e previdenziale simile o assimilabile. Non saranno importate merci prodotte da bambini o da lavoratori in condizioni di sfruttamento e questo varrà sia per le materie prime, sia per i semilavorati. Varrà anche per quelle merci prodotte con prodotti che non rispondono alle caratteristiche esposte in alto.

L’Europa dovrà porsi come obiettivo quello di far partire negoziati internazionali che sostituiscano quelli di Doha e che mettano al centro dell’attenzione i lavoratori e l’ambiente. Il commercio internazionale dovrà essere subordinato al rispetto dei diritti dei lavoratori, nella convinzione che solo il miglioramento delle condizioni di vita delle persone possano essere il presupposto per una crescita stabile, per la democratizzazione dei paesi del mondo, per la fine dello sfruttamento.

Allo stesso tempo l’Europa dovrà porsi come obiettivo quello di proporre ovunque modelli di sviluppo sostenibile.

Razionalizzare la giustizia

La giustizia è il punto chiave di tante politiche. Senza una giustizia che funzioni qualunque quadro normativo non ha nessuna efficacia perché vengono meno gli strumenti di controllo.

La giustizia può e deve essere snellita. Gli operatori della giustizia possono e devono essere messi in grado di lavorare.

Se ne parla da tanto ma nessuno lo fa… il processo di Appello non è previsto dalla Costituzione. Eliminare il processo di appello accorcerebbe drasticamente la durata dei processi e renderebbe immediatamente applicabili le pene.

Si parla troppo poco anche della causa che impedisce alla giustizia di funzionare. La pletora immensa di leggine che consentono agli avvocati di tutte le parti, procuratori compresi, di bloccare le udienze, rinviarle e spostare la fine del processo fino alla prescrizione. Leggi e leggine formate su cavilli formali, retaggio di un diritto Borbonico duro a morire in un paese dove basta un cancelliere a massacrare il sacrosanto diritto alla giustizia.

Un processo dovrà poter essere rinviato solo per vizi sostanziali e non formali.

Non si può continuare ad andare in tribunale per un biglietto del bus. E come questo ci sono migliaia di casi simili. Dare la possibilità alle forze di pubblica sicurezza di comminare multe certe e immediate per queste bazzecole ridurrebbe notevolmente i carichi della giustizia.

Le strutture della magistratura devono essere grandi in termini di organico, ma piccole, e vicino al territorio in termini di tribunali. Una giustizia vicina alle persone rende più agevole il mantenimento dello stato di diritto.

Scuola, Università e Scale

La scuola non è uno dei tanti enti di cui è costituita la nostra nazione. Non può e non deve essere la cenerentola degli investimenti, non può e non deve diventare il parcheggio dei ragazzi.

Non può essere un disoccupatificio.

La scuola deve tornare ad essere uno strumento democratico e meritocratico attraverso il quale lo stato promuove la crescita e l’avanzamento sociale dei propri cittadini.

La scuola dev’essere pubblica e gratuita fino a tutto il periodo dell’obbligo. Gratuita nelle rette e nei materiali, nei libri e nell’accesso. Lo Stato deve tornare al patto fondativo costituzionale che prevede la libertà di fondare qualunque scuola, ma senza oneri per lo stato. Ne consegue una completa eliminazione dei finanziamenti per le scuole private e il corrispondente reinvestimento dei fondi sulle strutture pubbliche.

Lo stato deve tornare ad investire nelle strutture scolastiche, mettendole in sicurezza, diffondendole nel territorio e dotandole di laboratori per l’acquisizione di conoscenze tecniche e scientifiche.

Lo stato deve creare un sistema unificato e centralizzato di valutazione del merito degli studenti. Un sistema che sia composto del rendimento scolastico propriamente detto, sommato all’esito di prove certificate a livello nazionale. Il test dovrà svolgersi prima dell’accesso a qualunque scuola di ogni ordine e grado e dovrà essere, con il reddito dellla famiglia, il prerequisito per l’accesso alle borse di studio.

Con criteri di progressività e di merito devono essere attribuite borse di studio che sgravino completamente le famiglie dagli oneri sostenuti per la scolarizzazione dei figli. I soldi devono essere tali da coprire tutte le spese, nel caso dell’università anche di quelle di alloggio per tutti quelli che ne fanno richiesta e ne hanno diritto.

Per l’università le borse di studio devono essere attribuite direttamente al soggetto portatore del merito e del diritto affinchè possa, autonomamente, scegliere dove e come spendere la borsa, in Italia come all’Estero, al fine di favorire la circolazione verticale tra le classi sociali.

L’esercito nelle priorità della vita civile

Le spese militari sono state aumentate a dismisura nella convinzione che il ruolo di un paese nello scacchiere internazionale dipendesse dai muscoli mostrati a livello militare. Eppure l’Italia è ben inserita all’interno di istituzioni di mutuo soccorso come la Nato, i caschi blu, l’Osce, l’UE, ecc.

In questo quadro le spese militari sono sproporzionate ed eccessive e devono essere ricondotte allo spirito costituzionale di un esercito di difesa, certo ben addestrato e professionale, ma che non prosciughi le risorse riservate ad altri e più importanti compiti, come l’assistenza sociale, la ricerca scientifica, la sicurezza.

Dovranno essere conservate solo le missioni militari veramente strategiche per le relazioni diplomatiche italiane che vedono nel bacino del Mediterraneo e nei Balcani il suo sbocco naturale storicamente definito.

Immigrazione

Occorre iniziare a pensare che la condizione degli immigrati è troppo drammaticamente simile a quella di migliaia di famiglie italiane che hanno problemi economici.

E’ per questo che agli immigrati occorre dare il diritto di entrare e di restrare in Italia per un tempo ragionevole che gli consenta di trovare lavoro. L’immigrato sarà integrato con un sistema progressivo di accesso alla cittadinanza. Dopo il primo anno di versamenti fiscali dovrà avere il diritto di voto attivo nelle elezioni della pubblica amministrazione. Dopo il terzo avrà accesso anche al voto passivo.

Successivamente, dopo il quinto anno, potrà accedere alla cittadinanza. Lo stato dovrà attrezzare le scuole affinché forniscano assistenza e corsi gratuiti di italiani. I corsi dovranno essere obbligatori sia per gli adulti che per i bambini. La conoscenza della lingua e dei propri diritti fondamentali saràprecondizine per l’assegnazione della cittadinanza.

Lo sfruttamento lavorativo degli immigrati sarà sanzionato a livello pensale e comporterà la revoca delle liceze commeciali per quanti hanno fatto uso di tali lavoratori. La retribuzione degli immigrati non potrà, in nessun caso, essere inferiore a quella degli italiani.

Dopo una prima identificazione l’immigrato, regolare o irregolare, verrà fornito di una carta di soggiorno che gli conceda di cercare lavoro. L’immigrato dovrà fornire un recapito dove verrà a controlli periodici per verificare che sia sempre rintracciabile. Solo la contravvenzione a questo regolamento comporterà l’espulsione dal paese.

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