Adesso tocca alla Francia?

21 novembre 2011 § Lascia un commento

Come diceva il mio amico Icaro la crisi non nasce solo e soltanto dall’inettitudine della nostra classe politica, ma deriva, forse quasi esclusivamente, da una mancanza di governo della moneta acuita drammaticamente dal ruolo delle destre nel panorama politico attuale.

Da anni ci ripetiamo che la sinistra, in Europa e nel mondo, non ha più tante ragioni da proporre ai cittadini. E forse questo fatto è ancor più assurdo se si pensa ai danni provocati dalle politiche neoliberiste messe in campo nel mondo in questi anni. Come ho avuto modo di scrivere, le risatine isteriche di Merkel e Sarkozy all’indirizzo di Berlusconi erano il simbolo più chiaro della paura che dopo l’Italia toccasse a loro e non solo perché le loro banche erano fortemente impregnate di titoli italiani. Se non si porrà mano ai meccanismi di governo della moneta i mercati si accaniranno indifferentemente su tutti gli stati europei, anche i più grandi. È solo questione di tempo: come succede ai predati nella savana, i primi a soccombere sono i cuccioli indifesi, ma una volta uccisi quelli, i leoni si concentrano sui vecchi.

Lo stanno già facendo con l’Italia, lo faranno anche con la Francia del ridanciano nanetto (strano che la statura corrisponda sempre più spesso ad inettitudine). Chi si salva? Nella savana si salvano gli animali che sanno cambiare rotta, che hanno fiato da vendere, energie da spendere e praterie da solcare. Forse è arrivato il momento di fare tutte queste cose insieme. Con la speranza di vedere meno idioti ridere e più cervelli lavorare.

Banche europee e risatine di leader strabici…

25 ottobre 2011 § Lascia un commento

Domenica, il siparietto comico della Merkel e di Sarkozy è sembrato a molti il segno di un nervosismo per una sindrome da accerchiamento. Le due potenze, solide e ben strutturate, guidate da politiche virtuose, insignite della medaglia del pareggio di bilancio, sarebbero assediate da economie poco pulite, incapaci di far fronte ai propri impegni.

Poi, leggendo tra le righe, si scopre che quella risata era isterica, e derivava dal fatto che i leader delle due superpotenze non si sono accorti che dal 2008 le loro banche hanno giocato un po’ troppo con i debiti sovrani dei PIIGS e rischiano di andare a gambe all’aria insieme ai paesi che gli stessi leader si attardano ad aiutare.

A metà settembre Moody’s ha tagliato il rating dei giganti del credito francese (Crèdit Agricole, Société Générale) e si è rifiutata di rialzare il rating di BNP che era già stata declassata. Un po’ la stessa sorte che è toccata ad una ventina delle nostre banche dopo il declassamento dell’Italia. Qualche giorno fa le agenzie hanno minacciato di declassare direttamente la Francia.

Di fronte alla marea che monta i leader europei non si stanno ancora facendo le domande che contano? nemmeno di fronte al fatto che le forche caudine sono arrivate anche per loro:

  • ma non sarà che è l’intero sistema che non funziona più? 
  • non sarà che la crescita dell’Europa si è globalmente ingessata?
  • non sarà che forse era il caso di cambiare radicalmente rotta nel 2008, al posto di dare soldi a banche che hanno giocato sporco anche con il denaro pubblico?

A questo punto la domanda ce la facciamo noi:

  • visto che un leader è pagato per gestire, non è il caso di chiederne le dimissioni quando arriva troppo tardi di fronte a crisi annunciate?
  • perché quando si tratta degli onori le cariche politiche incassano senza batter ciglio e poi non restituiscono quando si scoprono incapaci, fallimentari e strabiche?

La domanda si fa sempre più stringente se si considera che nemmeno oggi si cambia rotta (completamente), nemmeno oggi si tenta di ridare un ruolo alla politica, di spuntare le unghia agli speculatori, di impedire lo sciacallaggio delle persone a favore dei mercati. Nemmeno oggi ci si accorge che abbiamo sbagliato i compagni di viaggio e dobbiamo cacciarli a pedate nel culo (vedi: neoliberisti, banchieri, finanzieri, et. co.). Nemmeno oggi si alza la voce e si dice con chiarezza: paghiamo il debito solo se detenuto dai nostri cittadini… gli speculatori si possono scordare soldi e interessi.

Anzi… si torna a parlare di ricapitalizzare le banche. In attesa che i cittadini si incazzino davvero.

L’Europa bicefala e i conti che non tornano

24 ottobre 2011 § 2 commenti

Ieri Sarkozy e la Merkel ridacchiavano del nostro paese. Dal secondo dopoguerra la Francia e Germania sono considerate le due facce buone del vecchio continente, si configurano come le nazioni che determinano, nel bene e nel male, la direzione che prenderà la politica comune. Solo la protervia di De Gaulle era riuscita a spezzare questo asse.

Oggi questo asse è cementificato dalla necessità: le banche tedesche e francesi sono piene di titoli tossici dei paesi PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna) e i rispettivi premier non possono fare altro che cercare un modo per evitare il proprio (e, di conseguenza, l’altrui) tracollo finanziario.

Da nessuno dei due, però, e arrivata una minima ammissione di colpa in merito all’azione espansionistica indiscriminata dei propri istituti di credito. E neppure si è mai sentito un’accenno alla necessità di contrarre le politiche sociali al fine di dare basi più solide al proprio sistema economico. Insomma: si chiedono agli altri sacrifici che non si intendono imporre al proprio paese. E nel frattempo ci si allena alla politica dello scherno, che al di là dell’opportunità personale, rischia di essere deleteria proprio dal punto di vista della credibilità delle due potenze.

L’Europa era nata da un atto di umiltà dopo una guerra sanguinosa. Oggi rischia di essere uccisa da atti idioti di superiorità che non portano da nessuna parte, perché nella storia dell’Unione Europea ogni passo avanti collettivo è arrivato in corrispondenza con un passo indietro delle singole Nazioni, perché ogni avanzamento ha visto coinvolti, ad un livello di parità politica, tutti gli attori coinvolti.

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