Da Lavoce.info: Un grande Bazooka per la BCE

21 novembre 2011 § 2 commenti

Rilancio un articolo che fa il paio con quello appena pubblicato e con alcune riflessioni precedentemente espresse.

È stato pubblicato stamattina (21/11/11) da Andra Terzi su lavoce.info.

«I titoli di Stato sono quanto di più vicino alla moneta di Stato. E solo la Banca centrale europea può salvare la moneta europea. Con un’operazione d’acquisto dei titoli di Stato in euro che annullerebbe ogni spread. È definito il grande bazooka. Vi si oppongono strenuamente i banchieri centrali tedeschi con argomenti di scarso fondamento. Nuove regole sulle decisioni fiscali dei paesi membri della stessa area monetaria sono auspicabili e inevitabili. Non sembra invece un atteggiamento prudente quello di insistere sulle regole quando si è vicini al collasso.»

Io sono convinto che anche questo sia solo una parte del problema, e che toccherà intervenire radicalmente sul meccanismo del debito:

Ciò non ostante vi invito a leggere il seguito.

Adesso tocca alla Francia?

21 novembre 2011 § Lascia un commento

Come diceva il mio amico Icaro la crisi non nasce solo e soltanto dall’inettitudine della nostra classe politica, ma deriva, forse quasi esclusivamente, da una mancanza di governo della moneta acuita drammaticamente dal ruolo delle destre nel panorama politico attuale.

Da anni ci ripetiamo che la sinistra, in Europa e nel mondo, non ha più tante ragioni da proporre ai cittadini. E forse questo fatto è ancor più assurdo se si pensa ai danni provocati dalle politiche neoliberiste messe in campo nel mondo in questi anni. Come ho avuto modo di scrivere, le risatine isteriche di Merkel e Sarkozy all’indirizzo di Berlusconi erano il simbolo più chiaro della paura che dopo l’Italia toccasse a loro e non solo perché le loro banche erano fortemente impregnate di titoli italiani. Se non si porrà mano ai meccanismi di governo della moneta i mercati si accaniranno indifferentemente su tutti gli stati europei, anche i più grandi. È solo questione di tempo: come succede ai predati nella savana, i primi a soccombere sono i cuccioli indifesi, ma una volta uccisi quelli, i leoni si concentrano sui vecchi.

Lo stanno già facendo con l’Italia, lo faranno anche con la Francia del ridanciano nanetto (strano che la statura corrisponda sempre più spesso ad inettitudine). Chi si salva? Nella savana si salvano gli animali che sanno cambiare rotta, che hanno fiato da vendere, energie da spendere e praterie da solcare. Forse è arrivato il momento di fare tutte queste cose insieme. Con la speranza di vedere meno idioti ridere e più cervelli lavorare.

La trappola del governo

3 novembre 2011 § Lascia un commento

Ieri sera (3 nov. 2011) il governo si è riunito per varare le misure richieste dall’Europa. E come al solito ha deciso di non decidere. Solite parole al vento, promesse annunciate, dietro front sulle misure più impopolari. E, soprattutto, un tatticismo che rivela, per l’ennesima volta, la mancanza di senso dello Stato della maggioranza.

Quante volte il governo è andato avanti a colpi di decreti? E quante volte ha chiesto la fiducia? Ogni volta che il governo ha voluto tirare dritto ha scelto l’atto di imperio (sulle intercettazioni, sulle leggi ad personam, sulla giustizia, su tutti i provvedimenti di interesse del premier). Stavolta no!

Stavolta si ricorre ad un maxiemendamento alla legge finanziaria (Legge di Stabilità… quale!?!). E così si prepara il trappolone per l’opposizione:

  • se l’opposizione contribuisce con responsabilità e la vota, al momento delle elezioni Berlusconi potrà dire che non è il solo responsabile delle politiche di lacrime e sangue
  • se l’opposizione non la vota Berlusconi potrà affermare che non è lui che si è attardato, o la sua maggioranza, ma sono stati gli altri a mettergli i bastoni tra le ruote

Inoltre, impantanando un provvedimento del genere in Parlamento, potrà sempre dire che “no… in Italia il Governo non conta niente, sono le lungaggini del Parlamento a bloccare il paese e a metterlo in scacco”.

Come al solito la miope prospettiva elettorale ha prevalso sulla necessità di assumersi delle responsabilità, di governare. Berlusconi non può permettersi di pedere, perché se succedesse una cosa del genere dovrebbe rispondere di fronte alla legge come normale cittadino, e i suoi problemi personale sono di gran lunga più importanti della salvezza della nazione.

Una volta di più, abbiamo la dimostrazione del perché quest’uomo ha scelto di entrare in Politica. Che tristezza!

Finanza Pubblica e Spesa Sociale

8 settembre 2011 § Lascia un commento

Forse non tutti sanno che, andando sul sito di Eurostat, è possibile farsi una scorpacciata di dati statistici sui Paesi del Vecchio Continente. Dati che entrano immancabilmente nei rapporti Istat per consentire un confronto tra la realtà italiana e quella europea.

Mi sono concentrato sul confronto tra i dati generali dell’economia di alcuni paesi e la relativa spesa sociale: li ho messi in riga è ho realizzato i grafici che si possono vedere cliccando sul link di seguito riportato: Finanza pubblica e spesa sociale.

A girare e rigirare i dati, senza voler entrare nella specificità di paesi come l’Italia, si scoprono alcune vecchie verità che oggi sembrano dimenticate:

  1. il volume del prodotto interno lordo (anche pro capite) e la relativa salute della finanza pubblica, sembrano sempre proporzionali alla spesa pubblica sociale (trovate anche la spesa statale complessiva).
  2. le economie che hanno una crescita maggiore e PIL più importanti (Germania, Francia, ecc.) hanno anche una qualità della spesa sociale notevolmente differente rispetto a quella dei paesi meno virtuosi.

Il primo punto, almeno fino a quando non è diventata una parolaccia la parola “socialdemocrazia”, è stato il cavallo di battaglia delle classi politiche del XX secolo: la spesa sociale funziona con la ricchezza di una nazione come una diga opera sull’acqua di un fiume. Essa, in sostanza, distribuendo in maniera diffusa la ricchezza aumenta la capacità di spesa dei soggetti trasformandosi automaticamente in “risparmio indiretto” e, conseguentemente, investimento (altrettanto vecchia legge dell’economia). Se la spesa sociale non esistesse, con ogni probabilità, gli stipendi dei soggetti si disperderebbero verso generi di prima necessità e genererebbero un numero inferiore di risparmi.

Il secondo punto, messo in luce anche dall’Istat a più riprese, è la qualità della spesa: l’Italia spende troppo sul fronte delle pensioni e poco sugli altri capitoli dell’assistenza sociale (nei miei grafici ho inserito anche la spesa scolastica, normalmente non considerata). Le pensioni sono, sostanzialmente, un’entrata singola per il soggetto e non costituiscono un’integrazione del reddito. Di conseguenza non migliorano la condizione dei soggetti, ma la sorreggono, e non determinano un maggiore risparmio e maggiori volumi di spesa personale. Grecia, Italia e Portogallo hanno volumi pensionistici notevoli, con alti debiti pubblici e PIL in sofferenza. A questo dato l’Italia assomma anche dati vergognosi sulla spesa per disoccupazione, scuola, famiglia e abitazioni. Se a questo si somma che la spesa per la salute è drenata dalla corruzione, il quadro che se ne deriva è decisamente pesante, e spiega, più di ogni altra cosa, la drammatica situazione che viviamo.

Per concludere: a guardare i numeri pare che l’unica via di scampo, sicura e duratura, per far crescere i paesi sia stabilizzare, aumentare e qualificare la spesa sociale. Tutto il contrario di quello che chiede la simpatica compagnia delle Istituzioni Internazionali.

P.s.: i dati elaborati sono sul 2008. Sono i più stabili e risentono solo parzialmente della crisi economica che ha scombinato i meccanismi “normali” della finanza pubblica.

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