Pensieri in onore di un Gheddafi di meno…

21 ottobre 2011 § Lascia un commento

Strano come i dittatori si trasformini all’approssimarsi della morte. Prima tronfi e pieni di sè, poi timidi, pavidi, impauriti da quello che gli accade attorno e che non sanno e non possono governare.

Ieri Gheddafi si è nascosto in un cunicolo. Dopo aver vissuto per anni come il leone in mezzo al branco, ieri si è andato a nascondere come il topo, come aveva fatto il suo omologo iracheno.

Quando stavano per sparagli, come una mammolina ha ululato “cosa vi ho fatto!?!”… come quelli che accusati dicono “Chi!?… Io…”… E questo dopo aver interpretato per anni la figura del padre della patria, quello senza il quale non si muove foglia, non accade nulla.

Prima di morire era scappato. Ci si ricorda tutti che anche il Nostro si era infilato nel ridotto della Valtellina. In anonimato. Prima era il centro della nazione. Dopo non trova spazio nemmeno nelle sue estreme periferie.

Scappando si è nascosto. Quasi mimetizzato. Strano destino quello di chi vive e profitta della propria immagine e poi, nel momento del bisogno, si camuffa, oppresso proprio dalla propria immagine.

Adesso inizieranno i piagnistei dei benpensanti, di quelli che diranno che non bisognava ucciderlo, che occorreva processarlo. Dovrebbero spiegarlo a quelli che in guerra hanno perso gli amici e i fratelli… per tutti morti di una guerra, di una dittatura, di una tirannia non c’è, di solito, nemmeno una lacrima, mentre pretenderemmo per il dittatore una presunta, vomitevole ed inutile pietà postuma.

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